Roma nel 1730

“La maestà del popolo romano, di cui parla Tito Livio, è molto degradata.

Questo popolo è oggi diviso in due classi: le prostitute e i servi o staffieri.

Coloro che sono di condizione superiore, eccettuati una cinquantina di baroni o principi, che non contano niente, è gente che non fa che passare, e strada facendo fa la sua fortuna, ed entra nel governo, e ne occupa i primi posti.

Ognuno sta lì come in una locanda, che si fa aggiustare per il tempo che ci deve rimanere.

Oggi il popolo romano “est gens aeterna, in qua nemo nascitur”: tranne qualche bastardo.

Il marchese Bolognetti mi ha detto che Roma ha 144mila anime; che ne aveva solo 120mila nel 1675; che è difficile trovare, su 100 persone, 10 che abbiano madre e padre romani e che siano nati a Roma”.

Montesquieu ( filosofo, giurista, storico e pensatore, politico francese) intorno al 1730 scrisse questo di Roma