La storia ci porta al Medio Evo, ai filosofi di Chartres nel 1100 e ancora di più al XIII secolo, quando Alfonso X detto il saggio, re di Castiglia e Leon, in “Las Cantigas de Santa Maria” celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via (…)». Di lì a poco il beato domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366 nel Libretto dell’eterna sapienza si rivolgeva così alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Ma il Medio Evo vede anche la nascita del Rosario, il cui richiamo ai fiori è evidente sin dal nome. Siccome alla amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria.
Le prime pratiche devozionali,
legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però
al XVI secolo. In particolare
a Roma san Filippo Neri,
insegnava ai suoi giovani
a circondare di fiori l’immagine della Madre,
a cantare le sue lodi,
a offrire atti di mortificazione in suo onore.
Scrive Michele Santelamazza nel raro opuscolo stampato nel lugio 1863 “L’ IMMAGINE PROVIENE DA UNA SCUOLA ROMANA DELLA METÀ DEL XVI SECOLO, DILIGENTEMENTE, ANZI CON… I SEGNI DI ANIMO ALTAMENTE RELIGIOSO DIPINTA. I LINEAMENTI DEL VOLTO, L’ATTEGGIAMENTO DEL CAPO LEGGERMENTE PIEGATO E LE MANI GIUNTE DINNANZI AL PETTO , LA RIPOSATA ARMONIA DI TUTTO L’ASSIEME, ISPIRANO NELL’ANIMO DI CHI LA CONTEMPLA,RACCOGLIMENTO ED AFFETTO “.
L’ immagine era esposta solo il sabato e nelle feste mariane presso la chiesa di San Salvatore alle Coppelle, dietro il Pantheon.
Gli altri giorni era portata presso infermi e gli indigenti che venivano raggiunti dalla Confraternita della Divina Perseveranza (confraternita proveniente dalla Confraternita del Ss Sacramento già presente in San Salvatore alle Coppelle).
Sulla provenienza del dipinto il Santelamazza raccoglie la tradizione secondo la quale la piccola immagine di Maria era quella appartenuta a San Filippo Neri e che il Santo era solito portare agli infermi.
Il Neri la lasciò ad una Signora della nobile famiglia Naro (continuata in quella dei Patrizi) abitante vicino alla chiesa di San Salvatore alle Coppelle, nel Rione S. Eustachio.Sì rammenta che San Filippo rimase molto legato al rione e alla Basilica di San. Eustachio.
Da quella medesima Signora della famiglia Naro ,l’immagine della Madonna di San Filippo l’ebbe il P.Accorense, il quale l’affidò alla Pia Unione e quindi passò alla Confraternita in San Salvatore alle Coppelle: presso quest’ultima rimase fino al 1914:,venerata con la recita di 5 Pater e 5 Ave che su consiglio di San Filippo Neri si devono pregare ogni giorno per ottenere la grazia della Perseveranza.
Oggi l’originale dell’immagine è custodita presso il Pontificio Seminario Romano Minore e nel Seminario si mantiene l’uso che per secoli era stato avviato presso la Chiesa di San Salvatore alle Coppelle, cioè di celebrare la festa della Madonna della Perseveranza nella seconda domenica di maggio.
Il giorno della festa l’allora Card Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII) all’uscita dal suo ufficio della Segreteria di Stato nel Vaticano ,era uso recarsi nella Cappella del Seminario ( che ancora era rimasto nei locali del soppresso Seminario Vaticano ) e sostare a lungo dinnanzi alla immagine di Maria SANTISSIMA DELLA PERSEVERANZA