CANDELORA,DUE FEBBRAIO. origine e curiosità

Candelora è il nome con cui la comunità cristiana identifica il 2 febbraio, giorno della liturgia della “Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme“.

Secondo la legge giudaica, ancora oggi infatti, tutte le famiglie all’interno delle quali nasca  un primogenito maschio devono, come prescritto nell’esodo, riscattarlo e presentarlo al Signore.

Nonostante inizialmente il giorno della Candelora cadesse 40 giorni dopo l’epifania, Giustiniano, nel VI secolo, decise di anticipare la ricorrenza al 2 Febbraio ( 40 giorni quindi dopo il Natale).

A parlarci dell’evento che, circa 2000 anni fa, vide  protagonista la Sacra Famiglia è Luca, che nel suo vangelo riporta l’episodio di Simeonevecchio presente al momento dell’arrivo di Gesù al tempio, al quale era stato predetto che sarebbe morto subito dopo aver visto il Messia.

A detta della Bibbia tuttavia, in questa data, non cade solo la celebrazione liturgica della Candelora, ma proprio 40 giorni dopo la nascita del bambinello si festeggia simultaneamente anche la “Purificazione della madre di Gesù”.

Sono proprio le antiche leggi ebraiche a dichiarare che la donna è impura del sangue mestruale, per 40 giorni se il figlio è maschio, per 66 giorni se il figlio è femmina.

Se prima del Concilio Vaticano II la festa della Candelora era detta appunto “Purificazione della beata vergine Maria”, a seguito del 1965 il 2 febbraio andò quasi esclusivamente a identificare la celebrazione  di “Benedizione delle candele“, simbolo della luce Divina venuta nel mondo per rischiarare le genti.

La Benedizione Delle Candele

Il nome “Candelora” deriva dal termine latino ” Festum Candelarum” ossia Festa delle Candele. Anticamente durante la giornata del 2 febbraio si era soliti, soprattutto all’interno del panorama della tradizione romana, portare in processione delle fiaccole che erano state precedentemente benedette. Secondo gli antichi rituali la benedizione delle luci è momento essenziale. Si pensi alle festività dei: “Lupercalia”, caratterizzate dall’accensione di ceri e luci utilizzate per ingraziarsi le divinità al fine di garantire delle condizioni meteorologiche favorevoli.

Come afferma Egeria, parlando proprio della celebrazione Romana:

“Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima” (Itinerarium 24,4).

Ma cosa stanno ad indicare le candele? Nella cultura agreste la tradizione vuole che le luci siano utilizzate come mezzi di purificazione, simboli della cacciata delle tenebre e del freddo.

Le Festività Pagane

La festività della Candelora ha totalmente soppiantato gli antichi rituali pagani che si tenevano proprio durante la prima settimana di Febbraio. Fu Papa Gelasio I, durante il suo episcopato, a spazzare via tutti i retaggi delle antiche festività bucoliche e a decretare ufficialmente il 2 febbraio festa ufficiale della Candelora.

La festività di Imbolc

Nel panorama Celtico, i primi giorni del secondo mese dell’anno si era soliti celebrare la festa di Imbolc, cioè il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile. Anche nella realtà celtica le luci erano essenziali perché simbolo del risveglio della natura e della bella stagione.

La festività dei Lupercali e della Dea Februa

Appartengono invece alla tradizione Romana la festa per la Dea Februata e quella dei Lupercali.

Nella notte tra il 1 e il 2 Febbraio le donne dell’antica Roma erano solite dedicare una processione a Giunone, anche detta Iuno Sospita o Februa.

Ingraziarsi Giunone, dea della fertilità, voleva dire auspicare una stagione fruttuosa e un raccolto prospero.

Altra celebrazione, che si teneva proprio nella prima quindicina di febbraio, era la festività dei Lupercali. Tale festa veniva celebrata da alcuni giovani sacerdoti mascheratiricoperti di fango e grasso e aventi sulle anche delle pelli di capra. I Luperci (sacerdoti), dopo aver consumato un abbondante pasto, muniti di fruste dette februa, ricavate dal vello degli animali, dovevano correre intorno al colle Palatino percuotendo la terra e i ventri delle donne che incontravano. Tale usanza aveva lo scopo di preservare la fecondità delle giovani che nei primi tempi offrivano volontariamente la pancia, successivamente tendevano le mani.

Durante la cerimonia, ogni anno, era in uso nominare due nuovi sacerdoti nella grotta del Lupercale. Gli iniziati venivano segnati con del sangue, ottenuto dal sacrificio di due capre e un cane. Il sangue veniva poi asciugato con della lana bianca intinta nel latte di capra, infine i due dovevano lasciarsi andare a grida e risate.

Il travestimento e il sacrificio erano strumenti utili a mettere in scena la lotta tra la morte ( della precedente stagione) e la vita, tra il bestiame e i lupi selvatici che erano soliti, in questo periodo, aggredire le greggi.