Le tre iscrizioni che si leggono sull’arco di Porta Maggiore

Le tre iscrizioni che si leggono  sull’arco di Porta Maggiore

– Claudius Drusi f. Caisar Augustus Germanicus pontif. maxim.,
tribunicia potestate XII, cos. V, imperator XXVII, pater patriae,
aquas Claudiam ex fontibus, qui vocabantur Caeruleus et Curtius a milliario XXXXV,
item Anienem novam a milliario LXII sua impensa in urbem perducendas curavit. –

– Imp(erator Caesar Vespasianus August(us) pontif. max., trib. pot. II, imp. VI, cos. III desig. IIII, p(ater) p(atriae), aquas Curtiam et Ceruleam perductas a divo Claudio et postea intermissas dilapsasque per annos novem sua impensa urbi restituit. –

– Imp(erator) T. Caesar divi f. Vespasianus Augustus pontifex maximus, tribunic(ia) potestate X, imperator XVII, pater patriae, censor, cos. VIII, aquas Curtiam et Caeruleam perductas
a divo Claudio et postea a divo Vespasiano patre suo urbi restitutas,
cum a capite aquarum a solo vetustate dilapsae essent, nova forma reducendas sua impensa curavit. –

La prima fu posta da Claudio nell’anno della XII potestà tribunicia (dal 25 gennaio del 52 al 24 gennaio del 53) quando ebbe la XXVII ed ultima salutazione imperatoria. Il quinto consolato, del 51, con l’occasione del completamento del grosso acquedotto che, cominciato a costruire da Caligola nel 38, convogliò in Roma l’acqua Claudia e l’acqua Aniene 125 nuova.

Dopo appena dieci anni l’acquedotto cessò di funzionare e restò inattivo per nove anni finché Vespasiano lo fece restaurare nel 71 (la seconda trib. pot. andò dal 1° luglio 70 al 30 giugno 71; il III consolato fu del 71, nel quale anno Vespasiano fu designato al IV consolato, rivestito nel 72).

Fu poi necessario un nuovo restauro, curato da Tito fra il 1° luglio dell’80 e il 30 giugno dell’81 (= trib. pot. X; l’VII consolato e la XVII acclamazione imperatoria appartengono entrambe all’80). Sembra esagerata l’espressione “vetustate dilapsae” quando non erano passati più di dieci anni dai lavori di Vespasiano.