L’Epifania era una ricorrenza talmente sentita da essere preceduta un tempo dal termine di Pasqua, attesa da tutti, perché “Er giorno de Pasqua Bbefania, che vviè a li 6 de gennaro – scriveva Giggi Zanazzo – da noi, s’aùsa a ffasse li rigali. Se li fanno l’innamorati, li spòsi, ecc. ecc. Ma ppiù dde tutti s’ausa a ffalli a li regazzini. Ortre a li ggiocarèlli, a questi, s’ausa a ffaje trovò’ a ppennòlòne a la cappa der cammino du carzette, una piena de pastarèlle, de fichi secchi, mosciarèlle, e un portogallo e ‘na pigna indorati e inargentati; e un’antra carzètta piena de cennere e ccarbòne pe’ tutte le vorte che sso’stati cattivi”. Una festa con la quale i genitori inevitabilmente dovevano fare i “conti”, considerata la spesa da sostenere per l’acquisto dei “giocarelli”: “La befana, a li fiji, è necessario / defajela domani eh sora Tolla?”, si legge in un altro sonetto del Belli, indicativo anche del luogo dove prima di piazza Navona si svolgeva la grande fiera. “In giro oggi a crompà c’è troppa folla. /A li mii je la fo ne l’ottavario. / A chiunque m’accosto oggi me bolla: / e com’a Sant’Ustacchio è qui ar Zudario. / Dunque pe st’otto giorni io me li svario; / e a la fine, se sa, chi venne, ammolla. / Azzeccatece un po d’un artarino / oggi che ne chiedeveno? Otto gnocchi / e d’una Pupazzaccia un ber zecchino./ Mò ognuno cerca de cacciavve l’occhi;/ ma quanno sémo ar chiude er butteghino, / la robba ve la dànno pe bajocchi”. “La bbardoria che sse fa adesso a Ppiazza Navona – spiegava Giggi Zanazzo – tempo addietro, se faceva a Ssant’Ustacchio e ppe’ le strade de llì intorno. In mezzo a ppiazza de li Caprettari ce se faceva un gran casotto co’ ttutte bbottegucce uperte intorno intorno, indove ce se vennévano un sacco de ggiocarèlli, che èra una bbellezza. Certi Pupazzari, metteveno fòra certe bbefane accusì vvere e bbrutte, che a mme, che ero allora regazzino, me faceveno ggelà er sangue da lo spavento!”. Infatti, la fiera della Befana fu trasferita, senza che perdesse nulla del suo vivace folklore, a piazza Navona dopo che furono terminati nel 1872 i lavori di pavimentazione, a cui si aggiunse l’illuminazione a gas. Nel bordo dell’amplissimo marciapiede centrale vennero eretti 120 casotti di legno col tetto ricoperto di zinco, tutti uguali e simmetrici, forniti dal Comune.
Altra curiosità romana
Era consuetudine a Roma, fino al 1802, che il Pontefice la mattina della Befana ricevesse in regalo cento scudi d’oro dal Collegio dei novantanove scrittori apostolici. Nel corso di una cerimonia, uno di loro, dopo aver pronunciato un discorso in latino, poneva il tributo in una coppa d’argento, che il cardinale pro datario consegnava al Papa, il quale, a sua volta, permetteva agli scrittori il bacio della pantofola
(informazioni reperite in rete da vari siti)